Fontanili

Finanziato dal progetto «Goûts en chemin» del Gal alta Valle d’Aosta – PSR 2007/2013 della Regione autonoma Valle d’Aosta e finanziata dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale – L’Europa investe nelle zone rurali

Introduzione

Per la vita dell’uomo, degli animali e dei vegetali l’acqua è un elemento fondamentale. Oggi, per servircene, è sufficiente aprire un rubinetto; invece, nel passato, l’acqua non era sempre alla portata dell’uomo né disponibile direttamente nella sua casa. Che ne aveva bisogno si trovava di fronte a due possibilità: andare a cercarla al torrente, al ruscello, alla sorgente, oppure condurre l’acqua stessa al villaggio.

La prima opzione fu quella dei nostri più lontani antenati ma essa perdurò per molti millenni, ma ciò costava fatica e perdita di tempo. La seconda richiese dell’ingegno e dei lavori: programmare e poi costruire delle condotte per portare l’acqua dalla sorgente fin presso le abitazioni. È questo il sistema adottato a poco a poco da tutti i villaggi, dapprima mediante piccoli canali naturali scavati nel terreno e scoperti, poi con delle condotte artificiali: canaletti, tubi (prima in legno, poi in grès, piombo o ferro)…

Malgrado ciò l’acqua non fu in poco tempo a portata di mano direttamente nelle case. Essa si arrestò sulle piazze e piazzette del villaggio o vicino alle stalle, raccolta in fontanili dove la casalinga l’attingeva o lavava i panni e dove il bestiame poteva abbeverarsi. Ogni villaggio, secondo la sua importanza, poteva avere uno, due o più fontanili, a volte posti presso un edificio pubblico: scuola, chiesa, latteria, forno… Che siano di legno (un tronco scavato con un’accetta particolare o in tavolame, lo boueil a loppe) o di pietra (anche di un solo grande blocco, ma generalmente a pareti di lastre, le larpé), molti fontanili hanno sfidato i secoli (in Valle d’Aosta i due più vecchi paiono essere quelli di Bard, che datano del 1598 e del 1599). Questi manufatti sono ancora molte centinaia; alcuni sono stati sostituiti da fontanili in cemento; altri, ormai inutili, sono scomparsi.

Il comune d’Introd ha evidentemente seguito questa evoluzione! I suoi boueil erano presenti in tutte le frazioni, villaggi e mayens. Non ne conosciamo il numero esatto perché molti sono certamente stati abbandonati da lunga data e sono stati distrutti. Malgrado ciò, il comune possiede ancora un bel numero di fontanili in pietra, di cui alcuno sono ricoperti da una tettoia. Infatti, il censimento fatto dal tecnico comunale ha reperito 38 fontanili sparsi in 9 zone abitate. I più vecchi sono scomparsi: infatti, tutti quelli sopravvissuti all’incuria del tempo e degli uomini sono stati costruiti solamente nella seconda metà de XIX secolo e dei primi decenni del Novecento.

Consultando più accuratamente gli archivi comunali e parrocchiali s’incontrerebbe certamente menzioni di fontanili anche per delle epoche più lontane. Tuttavia, per quanto concerne il progetto GAL I fontanili d’Introd – Le boueuille d’Euntroù – Les fontaines d’Introd, essendo stato contattato per una piccola ricerca, mi sono limitato alla consultazione dell’archivio storico comunale, inventariati sommariamente, e soprattutto le deliberazioni dei consigli comunali. Poiché la ricerca era volta alla preparazione di un dépliant, che non può contenere in tutti i dettagli la storia di questo problema, ho ritenuto sufficiente estrarre i pochi dati qui presentati.

I fontanili d’Introd

L’acqua è l’elemento primordiale per la vita animale e vegetale. Ed è per tale motivo che l’uomo ha sempre stabilito la sua dimora là dove c’è la sua presenza: vicino a una sorgente, a un torrente, a un lago…

Dalla metà del secolo sforzo, con ingenti oneri finanziari, è stato creato un reticolo idraulico che rifornisce d’acqua tutti i villaggi. Ormai, l’acqua potabile entra direttamente nelle nostre case mentre, nel passato, bisognava andare ad attingerla là dove essa sgorgava, sovente molto lontano dalle abitazioni. Poi l’uomo ha desiderato fare il contrario e far sì che fosse l’acqua a servire il villaggio. Egli l’ha dunque “addomesticata” e mediante un semplice ruscelletto (lo ru, lo ruyet), un canaletto di legno (la tsenà) o dei tubi di legno (le bornë) – tronchi d’albero forati con una lunga trivella (latavalla) – l’ha condotta fino ad un fontanile (lo boueil), presso la sua dimora.

Questi fontanili non sono stati posti nel villaggio casualmente. La loro sistemazione, pensando alle esigenze del mondo rurale, ha tenendo conto della disposizione delle case nel villaggio, della distanza dalle stalle, del numero di bestiame di ogni famiglia… perché i fontanili sono diventati un servizio pubblico per tutta la comunità.

Un luogo di vita comunitaria

Come avveniva per il forno, il mulino o la cappella, anche il fontanile è stato un luogo d’incontro comunitario per gli abitanti del villaggio di tutte le età. Il fanciullo vi si recava per giocare, l’adolescente per condurre le mucche all’abbeveratoio, le donne per fare il loro bucato. È il luogo in cui si era informati delle ultime notizie e dove gli uomini discutevano dei problemi quotidiani; sovente era là che i giovani si davano appuntamento e tanti primi amori sono nati proprio al canto delle sue acque! E quando la previsione del tempo non era ancora annunciata dalla TV, la si conosceva grazie ad una lunga serie di osservazioni e di esperienze trasmesse dalla tradizione orale; infatti, il fontanile forniva anche il presagio del tempo: quando il rubinetto (la brotsetta) è bagnato da goccioline o le mucche si fermano a leccarlo pioverà; se le gocce di pioggia formano delle bolle d’aria sull’acqua della fontana, continuerà a piovere…

Servizio pubblico per l’acqua potabile, abbeveratoio, lavatoio, luogo d’incontro, di discussione e di confronto, il fontanile è stato un elemento fondante della civiltà dei villaggi valdostani.

Alla ricerca dell’acqua potabile

Per moltissimo tempo ci si è serviti dell’acqua corrente di un ruscello o di una sorgente che sgorgava nelle vicinanze del villaggio. Ma sovente i ruscelli fornivano l’acqua unicamente nel periodo estivo; per ovviare a questo inconveniente si cercarono nuove sorgenti grazie ad un esperto, un rabdomante capace di scoprire le vene d’acqua sotterranee (lo sorchië). Ma l’acqua corrente, anche se nel passato era meno inquinata d’oggi, poteva contenere delle impurità (sabbia, escrementi di animali, ecc.); per questo motivo si incominciò a costruire delle condotte sotterranee. Cosi, un po’ alla volta, tutte le frazioni d’Introd si sono dotate d’acqua potabile canalizzandola e costruendo dei fontanili. Molti di questi hanno resistito all’usura del tempo e alla modernizzazione: Introd ne ha ancora 38! Alcuni hanno la data di costruzione. Nel passato il comune nominava annualmente il responsabile del fontanile. Le lettere iniziali scolpite su alcuni fontanili ricordano il nome del direttore quando essi furono costruiti.

Un fontanile per le scuole

La collinetta ove sorgono la chiesa, il castello, il municipio e le scuole era priva d’acqua potabile. Solo nel 1867 si pensò di dotare questo luogo di un fontanile. Infatti, il 24 marzo, il consiglio comunale constatò che per dissetarsi gli alunni dovevano percorrere un lungo tragitto e ciò nuoceva al loro apprendimento. Gli amministratori, per rimediare all’inconveniente, riconobbero “il vantaggio di far condurre un’acqua salutare vicino alla casa comunale”. Essi chiesero dunque al prefetto di Aosta l’autorizzazione a nominare il geometra Manzetti per la redazione del progetto della condotta.

Nel 1879 la condotta aveva bisogno di riparazioni e poiché l’acqua serviva anche al Plan-d’Introd, il consiglio comunale deliberò un suo intervento parziale: l’amministrazione non avrebbe assunto alcun onere per i tubi in cemento dalla cappella del Santo Sudario ma avrebbe posto un fontanile in pietra, con pilastro in cemento per il rubinetto, in sostituzione di quello vecchio situato vicino alla casa parrocchiale; gli abitanti di Plan-d’Introd dovevano provvedere a una parte degli scavi, al trasporto del materiale e a fornire a spese loro un fontanile in pietra con pilastro in cemento da porsi vicino a Saint-Suaire.

La fontana della scuola aveva una particolarità: l’acqua vi giungeva solamente dal mese di novembre fino al 15 aprile, cioè solo durante i mesi di scuola. D’altronde questo era stato lo scopo della sua costruzione.

Nel 1924, poiché gli abitanti dei Plan-d’Introd abusavano nel prelevare l’acqua, il consiglio comunale assecondando la richiesta del parroco Borghesio fece mettere une chiave al rubinetto.

L’acqua potabile a Les Combes

Per molto tempo la frazione di Les Combes non possedette une condotta d’acqua potabile. I suoi abitanti privi “dell’acqua necessaria all’alimentazione umana e per gli usi domestici” dovevano utilizzare l’acqua del rivo Ponton di cui la comunità fruiva durante cinque giorni della settimana per l’irrigazione dei propri terreni. Inoltre, l’acqua era disponibile unicamente durante i quattro mesi della buona stagione, quando si irrigavano i prati, mentre durante gli altri otto mesi bisognava andare ad attingerla molto lontano dal villaggio.

Nel 1895 gli abitanti di Les Combes chiesero all’amministrazione comunale di costruite una condotta, captando l’acqua di una sorgente situata sopra l’Arpettaz, a quattro chilometri di distanza dal villaggio; l’anno seguente il consiglio chiese al geometra Louis Fusinaz un rapporto per verificare se la quantità d’acqua era costante e si riservò di deliberare in merito solo successivamente, ma i costi previsti non consentirono di realizzare l’acquedotto.

Nel 1923, essendo Les Combes ancora sempre privo d’acqua potabile, il consiglio comunale, dopo aver fatto ricercare, senza esito positivo, sorgenti da persone esperte, chiese al comune di Arvier il permesso di captare una parte dell’acqua della sorgente di Pallo è, a 1800 metri sopra la frazione, e di poter condurre “mediante una condotta di tre centimetri di diametro il volume d’acqua necessaria per rifornire l’acqua potabile al villaggio di Les Combes”. L’acqua fu analizzata ed il 23 dicembre il progetto redatto dal geometra Fusinaz fu approvato per poter procedere alla costruzione della condotta.

I tetti ai fontanili

A Introd si possono osservare parecchi fontanili coperti da un tettuccio: ve ne sono una quindicina. Non vi è menzione di quando la copertura è stata costruita, ma esse richiamano alla mente i consigli dati dall’abbé Joseph-Marie Trèves; questo grande filantropo valdostano, nell’intento di difendere le donne che si recavano al lavatoio, sovente fino alla vigilia del parto, consigliava, infatti, di “Fare i fontanili pubblici in cemento con copertura massimamente in legno allo scopo di proteggere la salute così preziosa delle madri di famiglia, sovente sofferenti”.

È forse da questa filosofia femminista dell’abbé Trèves che traggono origine le coperture dei nostri fontanili.

I fontanili a doppio bacino

Diversi fontanili hanno un doppio bacino. Ciò era dovuto alla volontà di avere sempre dell’acqua ben potabile per l’uomo e per il bestiame. Il Règlement de Police urbaine approvato dal consiglio comunale nel 1876 proibiva di lavare i panni nelle fontane per non sporcare l’acqua destinata all’uso domestico e all’abbeveraggio del bestiame. Siccome però le donne usavano i fontanili pubblici per il loro bucato, in molte frazioni fu aggiunto un secondo bacino destinato a quest’uso.

Questo Règlement proibiva pure di costruire nelle vicinanze delle condotte d’acqua potabile dei nèce, le piccole piscine dove si poneva la canapa a macerare affinché si evitasse ogni possibilità d’inquinamento.

Al Plan-d’Introd

Da molto tempo il villaggio di Plan-d’Inrod possedeva due sorgenti che alimentavano i suoi fontanili. Nel 1879 gli abitanti costruirono un fontanile in pietre col suo pilastro in cemento. Il 15 agosto 1900 il consiglio comunale decise di fare eseguire degli scavi a una delle due sorgenti per aumentarne la portata d’acqua, ciò che si era reso necessario fare probabilmente a causa dell’aumento della popolazione.

Il comune interveniva con le sue finanze per la costruzione e la riparazione della condotta e per la fornitura dei tubi mentre gli scavi e le altre forniture erano a carico degli abitanti. Nel 1927 esso acquistò dei tubi di piombo per le nuove condotte. Il 4 marzo decise di posarle a suo carico e stabilì che le altre spese fossero distribuite tra coloro che ne beneficiavano ed in base ai membri di ogni famiglia.

Un intervento rifiutato per il Norat

La frazione del Norat era provvista d’acqua potabile ma probabilmente non sufficiente alle necessità dei suoi abitanti. Costoro, nel 1896, ricorsero al prefetto di Aosta richiedendo che l’amministrazione comunale “s’incarichi di procurar loro l’acqua potabile”. Il 9 ottobre il consiglio esaminò la richiesta e respinse la domanda. Gli amministratori rifiutarono la richiesta d’intervento dichiarando che “la frazione del Norat possiede acqua potabile sufficiente”.